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Grid dip meter

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CIRCUITO
Schema elettrico
Il circuito del modello di grid dip meter che presento è opera di I1FLC reperito in rete; ho apportato alcune modifiche poco sostanziali e ho realizzato il circuito stampato che non era presente. Il GRID DIP METER ( GDM ) è uno strumento poco conosciuto dalla maggior parte dei radioamatori. Il suo nome ( GRID ) affonda le origini al tempo delle valvole termoioniche quando tale strumento veniva costruito interessando la griglia, in inglese grid. Se nello schema elettrico sostituissimo al transistor FET una valvola termoionica avremmo, al posto del gate, proprio la griglia. Il termine DIP indica un abbassamento dell'intensità del segnale emesso dal transistor stesso. Questo fenomeno si osserva quando si avvicina alla bobina L, che emette una determinata frequenza, un circuito L-C che risuona sulla stessa frequenza. Quindi abbiamo visto quale potrebbe essere uno dei tanti usi di questo strumento. Altri impieghi sono noti: iniettando il segnale emesso dal GDM nel front end di un ricevitore si facilità l'operazione di allineamento dei filtri.
Allo stesso modo, inseguendo il segnale con una sonda a radio frequenza si può facilmente individuare lo stadio guasto di un apparecchio ricevente.
Lo schema elettrico è semplice da analizzare. Il mosfet Q1 forma, assieme alla bobina L e CV, un oscillatore di tipo Colpitts. Per i nostri scopi il segnale a radio frequenza viene rettificato dal diodo al germanio D1 e rivelato in ampiezza dallo strumento METER. Il potenziometro di calibrazione P2 serve a limitare la corsa a fondo scala dell'indice dello strumento. Tramite C5 si potrà leggere il valore della frequenza di oscillazione con un frequenzimetro.
La bobina L è intercambiabile. Per ottenere la copertura di frequenza da 3 a 30 MHz, utile ad abbracciare tutte le gamme radiantistiche, occorre costruirne 4 o 5.
Per la costruzione di questo componente occorre del tubo di plastica del tipo per circuiti elettrici a canalina di forma cilindrica con diametro esterno di 2 cm. Tagliare uno spezzone di tubo di circa 5 cm di lunghezza ( fig.4 ) e praticare il foro A. Introdurre in questo foro un capo del filo di rame smaltato del diametro indicato e procedere per tentativi sperimentali. Il numero delle spire per coprire una determinata gamma dipenderà anche dal valore del condensatore variabile impiegato.  Praticare il foro B ed infilare l'altro capo del filo di rame smaltato. Raschiare la vernice protettiva del filo e saldare i tre capi sui terminali di una spina maschio punto-linea. Infine introducete la presa all'interno del tubo e sigillate con Attack. Con la stessa colla fermerete l'avvolgimento della bobina.
La figura 4 e le fotografie suggeriscono un modo per assemblare lo strumento. Il contenitore è di alluminio ed il disegno è abbastanza eloquente. Il vano batteria è stato realizzato avvolgendo del cartoncino su una batteria da 9 V.
Una volta assemblato lo strumento si dovranno tarare le bobine controllandone l'effettiva escursione con un frequenzimetro e leggendo il range portando CV nelle posizioni minima e massima. Il disegno di una scala sul contenitore risulterà alquanto difficile per cui vi consiglio di incollare su un lato del contenitore una tabella che indichi i vari segmenti di frequenza. Se non possedete un frequenzimetro non disperatevi: un ricevitore a copertura continua fa al caso vostro. La taratura sarà più laboriosa visto che dovrete inseguire man mano il segnale sull'S-meter del ricevitore.
L'uso dello strumento è semplice. Data tensione scegliere la bobina per far oscillare l'apparecchio su una determinata frequenza. Regolare il potenziometro P una volta per tutte fino ad innescare l’oscillazione. Regolare P2 in modo da evitare che l'ago dello strumento sia eccessivamente a fondo scala. Avvicinare il circuito L-C in prova e ruotare lentamente CV fino ad osservare una brusca deviazione verso lo zero dell'indice segno che una parte dell'energia a radio frequenza emessa dalla bobina è stata assorbita dal circuito accordato L-C. Nel caso in cui non si notasse alcuna deviazione occorrerà cambiare bobina e saggiare il circuito L-C su altre frequenze.
L'accoppiamento tra lo strumento e il circuito in prova può avvenire in diversi modi secondo i disegni 1-2-3 della figura 5. Nel primo caso il campo elettromagnetico emesso dal GDM interseca le spire dell'avvolgimento della bobina in prova in senso trasversale; nel secondo caso l'intersezione avviene in modo parallelo. Il terzo caso di accoppiamento induttivo viene realizzato collegando intimamente la bobina del GDM e quella in prova con un link costituito da un filo conduttore. Quest'ultimo metodo fornisce una risposta più precisa ed accurata specialmente in presenza di circuiti L-C formati con toroidi e quindi aventi da una curva di risonanza dai fianchi molto ripidi.

ELENCO DEI COMPONENTI

R1= 27k R2= 220k  R3= 47k  R4= 1k  R5= 10k  R6= 47k  R7= 1k  P1= 47k Trimmer verticale  P2= 4,7 k Potenziometro 
C1= 10 pF  C2= 47pF  C3= 10 pF  C4= 100 nF  C5= 47 pF  C6= 220 pF  C7= 100 nF  CV= 10-60 pF Condensatore variabile  Q1= BF 961 mosfet  Q2= 2N2222  D1= diodo al germanio qualsiasi  S1= Interruttore in miniatura  Meter= voltmetro   L= Leggi testo e vedi figure
STAMPATO
LAYOUT
FIG 4
BOBINE
ESTERNO
Foto


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